mercoledì 2 luglio 2014

La sua Lavaredo Ultra Trail per lui semplicemente LUT #lavaredoultratrail

Io odio correre, almeno credo sia cosi' e stimo molto chi lo fa... quindi vi lascio il racconto a puntate di FatDaddy, che non ha un blog, o meglio quando l'ho conosciuto moooooooolti anni fa ce l'aveva,  ne ha avuti vari,poi in base alle maree li chiudeva e riapriva ^_^
Fb tiene in contatto le persone per fortuna e le amicizie durano nel tempo nonostante le distanze, ci si racconta e si impara a conoscersi meglio.
Sono mesi  che questo pazzoide ^_^ mi parla di questa avventura che non è una semplice  maratona! Lo capirete meglio leggendo.
Comunque prima della gara gli avevo chiesto di poter pubblicare sul mio blog il suo racconto , (sapevo che comunque con o senza blog avrebbe scritto qualcosa), lui ancora adesso continua a dirmi "è fuori contesto vero???", io sono convinta che le mie lettrici lo leggeranno con molta attenzione! Vado con il ctrl+v (pubblicherò delle puntate ,come si suol dire, lui mi ha dato la possibilità di apportare dei tagli ma io trovo giusto lasciarlo cosi' com'è!!!)





"Hic sunt leones.
Qualcosa che da parecchio tempo è entrata sotto cute è la frase latina Hic sunt leones e forse è giunto anche il momento di spendere due parole per spiegare quale significato abbia per me. Secoli fa questa scritta indicava sulle carte geografiche la labile traccia tra i confini conosciuti dall’uomo e l’Ignoto: il pericolo generico “qui ci sono i leoni” stabiliva quali erano i territori inesplorati oltre i quali pochi arditi osavano spingersi. La maggior parte dei viaggiatori tornava indietro o tuttalpiù si fermava lì sul bordo, paghi della loro tranquilla, consolidata conoscenza. Perché andare oltre? Perché rischiare? Perché non far parte della placida maggioranza che aspetta paziente che sia qualcun altro ad osare l’inosabile? Io voglio altro. Io voglio andare a vedere cosa c’è più in là. Voglio scoprire i miei confini e fare un passo oltre, perché siamo di più, molto di più di quello che la nostra mente vorrebbe farci credere; eppure tendiamo a sottovalutarci, a sminuirci, ad usare una millesima parte del nostro potenziale, a restare in quella comoda ed accogliente zona di confort perché sappiamo perfettamente che spingerci oltre i nostri limiti mentali e fisici costa fatica, fa paura, una fottuta paura...


Ed io di paura inizio ad averne anche troppa mentre osservo i miei compagni di avventura, cercando di individuare in quella folla variopinta l’anello debole del gruppo, confidando che il trovare qualcuno messo in arnese peggio di me possa confortarmi, sciogliendo quella morsa che sento chiudermi la bocca dello stomaco, in precario equilibrio tra il piacere di una scarica di adrenalina e la dolorosa sensazione del panico allo stato puro, ma inevitabilmente l’esercizio mentale si rivela ben presto inutile: qualsiasi persona su cui poggio lo sguardo si dimostra più giovane, più tonica, più determinata, più alta, più abbronzata, più fica di me. Nel poker si è soliti affermare che se non riesci ad individuare nei primi dieci minuti di gioco qual è il pollo seduto al tavolo, significa che il pollo sei tu; ed io inizio a sospettare di essere il pollo di turno, mi sento totalmente fuori contesto, impreparato, inadeguato e del tutto incosciente. L’attesa successiva al pasta party è semplicemente snervante, mancano almeno tre ore e la pur piacevole presenza dei miei compagni di avventura (Alby, Alvin, Andrea..) e degli amici che ci incoraggiano (il grande Ghebo-raptor prossimo partente per la Cortina Trail dell’indomani, un redivivo wmich che si sciroppa una bella tirata d’auto pur di salutare la nostra partenza… ) non aiuta a far passar più velocemente il tempo, son troppo teso. Distrattamente osservo Alvin ed il suo amico Andrea intenti a tagliare un dolce ipercalorico ad alto contenuto energetico in tante minuscole fettine, che verranno poi imbustate, sigillate AD UNA AD UNA ed infilate nello zaino: “Minkia, sembrate due pusher! Vi manca solo il bilancino per pesare le dosi…” neanche il tempo di finire la frase che Andrea estrae un bilancino e con certosina pazienza inizia a creare minuscole fettine di polenta da 25 grammi l’una, da mangiare una ogni ora. E’ troppo. Alberto ed io ci allontaniamo dai due loschi figuri perché la loro invidiabile concentrazione e professionismo ci sta mandando in totale sbattimento: io mi sono limitato a buttare nello zaino qualche barretta energetica da mangiare quando capita, confidando nei ristori e soprattutto nella divina provvidenza. Basterà?"

(continua)


Grazie Fat! :)
http://www.ultratrail.it/it/




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Mi sposto, ci riprovo

Nell'era dei social, quando un blog sembra davvero giurassico, io provo ogni tanto a scrivere qui